Sto imparando a fare spazio – fisico proprio – ed è una sensazione che mi piace e inquieta al tempo stesso.
Faccio spazio perché c’è in vista un nuovo trasloco (ho superato quota 20 traslochi? Non ricordo, e forse, non ha più importanza ricordare).
Ancora una volta, non so come (o forse sì, ma non voglio ammetterlo!) sono riuscita ad accumulare così tanti libri, nel corso dei miei (quasi) 3 anni di vita milanese.
Ecco valigie e libri che mi sommergono casa in questo momento.
Carta sì carta no - carta forse!
Come ho fatto? Mi ripeto ancora una volta… ero partita da Firenze (precedente tappa di vita) con 30 libri – molto fiera di essere riuscita a fare una tale selezione. Certo, molti libri li avevo portati a Marostica (con una certa disperazione dei miei genitori, che temono di restarne sepolti!) e molti altri lasciati a Firenze a casa del mio compagno – che però ora sta con me a Milano, e che ha portato con sé – inevitabilmente - tutti i libri che gli avevo lasciato. A poco è servito lasciare molti libri al Libraccio di Firenze al momento della partenza: con me, i libri tendono ad accumularsi comunque e ovunque.
Che poi, dentro la mia libreria milanese io abbia trovato perfino una serie di quaderni miei delle elementari ha del (quasi) inspiegabile – forse in un moto di nostalgia, ho fatto un salto a Marostica per prenderne alcuni, o volevo mostrare i temi che scrivevo al mio compagno, per raccontargli chi ero e sono? Il fatto è che sono sommersa di carta – e la carta, ho deciso – non può viaggiare con me. Anche solo per motivi di praticità. Il fatto è che però, io amo la carta. Come faccio a trovare una soluzione?
Anche stavolta, adotto la soluzione di sempre: mi porto nella mia prossima tappa di vita solo una decina/ventina massima di libri a cui non riesco proprio a rinunciare, o che mi servono per lavoro. Il mio compagno nerd si è offerto di cercarmi le versioni digitali (oddio no!!!), e in programma, questo autunno-inverno lontano da Milano (e i miei libri di carta) abbiamo il mio avvicinamento al suo lettore di e-book – così per iniziare ad abituarmi, poiché la mia vita cambierebbe di certo, anche solo dal punto di vista del peso!
Gioie e dolori del decluttering (di libri)
Il fatto che mi piace del fare spazio – o decluttering – è che mi fa sentire leggera (e per me, che ho “la testa che pesa di pensieri e cose”, è liberatorio). Lasciare andare è un’azione potente: guardo un libro e mi dico: è vero, ti ho amato molto, ma ti rileggerei? Se la risposta è “no”, sono pronta a lasciarlo andare – portarlo al Libraccio, alla biblioteca di Crescenzago che accetta donazioni in libri, o regalarlo a chi so potrebbe amarlo come me. Finché continuo ad avere questo stile di vita nomade, non posso permettermi di tenere (troppi?) libri con me.
Lasciare andare un libro, però, per certi versi mi inquieta: mi fa provare un senso di abbandono (ma chi sta abbandonando chi??), mi mette in uno stato di tristezza, di nostalgia quasi: perché ti devo lasciare andare? Che ne sarà di te?? - e me senza di te?? Finirai per mancarmi??
Poi ripenso alle parole del libraio del Libraccio di Firenze, con il quale avevo condiviso questa mia preoccupazione del lasciare andare, che con un sorriso lieve mi aveva risposto: “Tu non li perdi, questi libri che lasci qui, perché li hai letti, fanno parte di te. Resteranno con te per sempre”.
Libri, case, poesie
A proposito di libri (e traslochi e case), ho ritrovato una mia poesia inedita di oltre 10 anni fa, scritta sull’onda della scia emotiva provata dopo la mia esperienza di vita a Dallas. Eccola:
Casa è domeniche spalmate di pancakes e gatti rossi sul vialetto. Casa è highways aranciate di grattacieli e dita strette al seno. Casa è mare che oltreoceano cambia nome ma non colore. Casa è il tuo sguardo che annienta senza troppo bruciore. Casa è scia di humus fresco al sapore di partita e divano. Casa è tavolo con gli stessi libri per tre settimane. Casa è cicli di caffè e zaatar nell’attesa del minibus. Casa sei tu che parli e io che non voglio sentire. Casa sei tu che abbracci e io che non riesco a restare.
A parte il fatto che sottolinea uno dei tratti della mia personalità – non riuscire (volere?) a restare in un luogo - mi ricorda che per me, Casa è tavolo con gli stessi libri per tre settimane. Quindi mi sa che me la devo mettere via: anche nella prossima casa, di sicuro riuscirò ad accumulare libri!
Spunti da una CopyCoach
Come copywriter e traduttrice, sperimento di continuo la tecnica del decluttering, applicata ai testi che scrivo o traduco. Quando ho un’idea per scrivere un copy, difficilmente arrivo a scrivere subito il testo che avevo in testa. Prima butto giù tutto quel che mi capita – una specie di brainstorming creativo – e poi rifinisco, come un’artigiana delle parole. Questo processo di rifinitura, in cui tolgo e limo, è la parte che mi dà più soddisfazione: è quasi terapeutica!
Anche nei miei incontri come Life Coach, mi servo dell’attività di decluttering. Spesso, con persone che faticano a lasciare andare – eventi o persone del passato – questa tecnica è funzionale e preparatoria. Solo se io elimino il vecchio (che non serve più ed è disfunzionale) posso avere spazio per il nuovo (e sano).
E tu, che rapporto hai con il togliere e lasciare andare?
Ti ringrazio per avermi letta, e ti auguro nuovi stimolanti spazi nella tua vita :-)
Verusca